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paese italiano che usa bitcoin

Questo documento dell'Agenzia rende più facile l'adozione dei bitcoin in Italia». Il bitcoin nel nostro Paese non ha mai scaldato particolarmente. Bitcoin non esercita in questo momento particolare attrattività, visto che anche la criptovaluta più nota è stata travolta dall'ondata di vendite che. La prima criptovaluta che è stata creata è il Bitcoin BTC, nata a gennaio 2009. I Bitcoin vengono immessi nel mercato attraverso il processo di.

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Conio, prima società italiana
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IL CASO
Milano, 10 settembre 2016 - 22:51

Fondata da Miccoli (ex Conto arancio) e dallo «startupper» Di Nicola. Obiettivo: permettere anche ai piccoli risparmiatori che non si interessano di tecnologia e che non sanno cos’è una blockchain di acquistare e vendere bitcoin

Quella di Conio è una storia di vecchi amori. «Mio nonno era contadino: vorrei mettere insieme tecnologia e agricoltura» aveva detto Vincenzo Di Nicola subito dopo avere venduto, nel 2013, la sua start up sui pagamenti GoPago ad Amazon per una cifra mai svelata. Ma Di Nicola non ce l’ha fatta a restare lontano dalla monetica: ora ha fondato una società di intermediazione sulla moneta peer-to-peer, il bitcoin, con Christian Miccoli, un altro imprenditore che, esattamente come lui, non ce la fa a restare lontano da questo mondo. Miccoli è il padre del famoso Conto arancio di Ing. Uno startupper e un banchiere. Missione nella loro testa: permettere anche ai piccoli risparmiatori che non si interessano di tecnologia e che non sanno cos’è una blockchain di acquistare e vendere bitcoin.

Moneta per iniziati

«Oggi il bitcoin è una moneta per iniziati e viene descritta solo nel suo aspetto tecnologico. Ma al risparmiatore interessa solo la semplicità nella gestione ed è quello che vogliamo permettere con Conio» racconta lo stesso Miccoli. Dunque Conio non sarà una borsa come Btc China, solo per citare la più importante. Ma una società che offrirà dei prodotti con dentro i bitcoin. La prima in Italia. Fino a oggi, in effetti, l’unico modo di possedere dei bitcoin — oltre al «mining» cioè alla produzione della criptomoneta attraverso le reti torrent — era quello di fare un bonifico in una delle Borse europee o asiatiche e iniziare a fare trading sulle piattaforme. «Il dilemma era però la tassazione» spiega Maurizio Dattilo, dell’omonimo studio di commercialisti a Milano. «Fino a oggi io stesso, per prudenza, avrei consigliato a un cliente di mettere i guadagni ottenuti grazie ai bitcoin nella dichiarazione dei redditi».

Dilemma fiscale

Proprio per risolvere questo dilemma Dattilo ha presentato un interpello all’Agenzia delle Entrate ottenendo una risposta molto precisa: «Per quanto riguarda la tassazione ai fini delle imposte sul reddito dei clienti della Società, persone fisiche che detengono i bitcoin al di fuori dell’attività d’impresa, si ricorda che le operazioni a pronti (acquisti e vendite) di valuta non generano redditi imponibili mancando la finalità speculativa» si legge nel documento fresco di pubblicazione. Dunque: niente tasse. Niente capital gain. Niente. Un risultato non da poco se si considera che le fluttuazioni dei bitcoin possono essere notevoli. Solo negli ultimi dodici mesi siamo passati da una quotazione di circa 220 dollari per bitcoin a oltre 600 (ragione per cui bisogna fare molta attenzione, visto che, come sono saliti i bitcoin, in passato, sono anche scesi drasticamente, soprattutto quando è emersa qualche frode come il crac della Borsa giapponese, Mt Gox, due anni fa). Inoltre, ciliegina sulla torta, niente Iva, in quanto il bitcoin come valuta non può essere considerato un bene. Unica accortezza: per evitare di essere considerati speculatori, e uscire così dalla definizione data nel documento, bisognerebbe evitare di tenere una giacenza media di 51 mila euro per sette giorni. L’Agenzia, comunque, non ne fa cenno. La sensazione è che per ora si sia aperta una finestra molto favorevole che non è detto che rimanga. Per Dattilo e Miccoli si tratta anche di un ottimo risultato per il Paese: «L’Italia è il primo Paese, sicuramente in Europa, che ha dato una interpretazione chiara dal punto di vista fiscale sulla compravendita dei bitcoin. È una pietra miliare. Anche negli Stati Uniti bisogna mettere i guadagni nella dichiarazione dei redditi, vista l’incertezza interpretativa. Questo documento dell’Agenzia rende più facile l’adozione dei bitcoin in Italia». Il bitcoin nel nostro Paese non ha mai scaldato particolarmente gli animi, almeno non quello dei piccoli risparmiatori. Per la moneta senza banca si apre ora la prova del mercato.

10 settembre 2016 (modifica il 11 settembre 2016 | 10:01)
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Источник: http://www.corriere.it/economia/16_settembre_10/conio-prima-societa-italiana-che-vende-prodotti-bitcoin-edfce7f0-7796-11e6-a5b1-4fe0f4da1c53.shtml

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